Pubblicato su Atti del X convegno nazionale S.A.It. di Storia dell’Astronomia “Lo sviluppo delle ricerche in meccanica ed in astronomia nell’ottocento e nel novecento & astronomia antica ed archeoastronomia”, Reggio Calabria, 25-26/09/1998.
 
 
LA NECROPOLI ROMANA DI ISASCO (SV):
ASPETTI ARCHEOLOGICI ED ASTRONOMICI. (1)
 
FRANCESCA BULGARELLI
Soprintendenza Archeologica della Liguria
MARIO CODEBO'
Istituto Internazionale di Studi Liguri
Società Astronomica Italiana
HENRY DE SANTIS
Associazione Ligure Astrofili Polaris
Associazione Ligure per lo Sviluppo degli Studi Archeoastronomici
Istituto Internazionale di Studi Liguri
Società Astronomica Italiana
 
 
Abstract.
Isasco's necropolis, which was discovered on 1952, was used since the first at the fourth century b.C. by the people of a little "pagus" near the important consular way Julia Augusta. It is formed by twenty incineration tombs and by twenty-five burial tombs about. Here we relate in succession the results of the astronomical measurements of the burial tombs.
 
 
1) Considerazioni archeologiche
La necropoli romana di Isasco, sull'altopiano delle Mànie tra Varigotti e Finale, è nota dalla fine del 1952, quando, nel corso dei lavori per l'apertura della nuova strada carrozzabile che collega la frazione alle Mànie, vennero casualmente portate in luce alcune tombe: le tempestive indagini di N. Lamboglia e B. Ugo (Lamboglia - Ugo 1956, pp. 41-65) consentirono il recupero di circa quaranta sepolture a incinerazione e ad inumazione,riferibili ad un insediamento rurale o ad un fundus agricolo di epoca romana e tardo antica, da ricercarsi probabilmente, come già ipotizzava Lamboglia, nell'ampia vallata intensamente coltivata che si apre tra le colline di Isasco.
La necropoli era probabilmente disposta lungo un percorso stradale secondario che collegava l'abitato antico sia con la costa, sia con la direttrice principale costituita dalla via Iulia Augusta, il cui tracciato si snodava più all'interno.
Le tombe erano distribuite secondo una direzione Est-Ovest, in maniera apparentemente casuale ma senza sovrapposizioni. In particolare,  nella disposizione delle fosse ad incinerazione sono identificabili piccoli nuclei, rispondenti a fattori di ordine cronologico ed alla situazione geomorfologica del sito: quasi ovunque, infatti, nel leggero pendio nel quale è scavata la necropoli la roccia è affiorante, ed in alcuni punti lo strato superficiale di humus non supera i 20-30 cm di spessore.
Il nucleo di sepolture più antiche, relative ad una fase di prima età imperiale, si disponeva nel settore occidentale della necropoli, nell'ansa che si forma tra l'attuale carrozzabile ed il sentiero diretto verso la sommità della collina, lungo il quale si concentravano invece le tombe a fossa più tarde. Le inumazioni tardo romane erano frapposte alle incinerazioni di età imperiale lungo l'intera area posta a Nord della strada carrozzabile, con densità maggiore nel settore orientale della necropoli: si tratta di fosse scavate nella roccia, alcune prive di protezione, altre delimitate invece da lastre e blocchi in pietra. La datazione di queste sepolture, per le quali N. Lamboglia proponeva un ampio arco cronologico, compreso tra III e V secolo d.C., appare difficilmente determinabile a causa dell'assenza di corredo funerario, ad esclusione di un'olpe scanalata posta nella T. 15 accanto al capo del defunto e confrontabile con analoghi materiali di IV-V secolo, e della dispersione, successiva allo scavo, dei resti ossei umani che, sottoposti ad analisi con i più aggiornati metodi di datazione, avrebbero consentito di restringere il divario cronologico. Benché al momento risulti assai arduo impostare una cronologia tipologica per le sepolture della necropoli, anche a causa della documentazione in parte lacunosa se non inesistente (è il caso della cosiddetta T. 1, inumazione di età augustea, scavata all'inizio del secolo dal proprietario del terreno), va evidenziato lo hiatus corrispondente al II-III secolo, elemento comune con l'espansione di un'altra necropoli finalese, quella di Perti, scavata nel 1956 (Murialdo 1988, pp. 221-242).
Nel settore a Sud dell'asse stradale aperto negli anni '50, un piccolo nucleo compatto era costituito da almeno sei sepolture a incinerazione, databili al I secolo d.C. Si trattava di piccole fosse scavate nella roccia friabile, di forma sub rettangolare, caratterizzate dal rito dell'incinerazione indiretta, in cui i resti della cremazione erano raccolti in urne o sparsi tra gli oggetti appartenenti al corredo funerario; questo era composto nella maggior parte dei casi da ceramiche fini da mensa (pareti sottili, Terra Sigillata italica e sud gallica), lucerne, balsamari vitrei, chiodi e oggetti metallici appartenenti all'ornamento personale del defunto. Significativa è la presenza in un certo numero di sepolture delle caratteristiche urnette di terracotta locale ad impasto scuro, decorate con incisioni sotto l'orlo o sulla spalla, riconosciute in seguito tra i materiali da contesti urbani e da necropoli di età imperiale della Liguria di Ponente, tra le quali Perti, Vado, Albenga, Erli, Capraùna, Ventimiglia, e dell'Italia nord occidentale, ma definite "tipo Isasco" proprio a partire dal ritrovamento nella piccola necropoli delle Mànie. I materiali dei corredi funerari sono attualmente depositati, ed in parte esposti, presso il Civico Museo del Finale a Finalborgo.
Nel corso di lavori di manutenzione dell'area archeologica, sottoposta a vincolo di importante interesse nel 1953, intrapresi dalla Soprintendenza Archeologica nella primavera del 1988, fu rinvenuta una nuova tomba ad incinerazione, posta tra le tombe 40 e 39 del nucleo di fosse a Sud della strada; di forma sub rettangolare, profonda circa 80 cm ed orientata E/NE-W/SW, era scavata nella roccia con la parete Nord più alta della parallela a Sud, a causa dell'originario declivio della collina; il fondo appariva leggermente concavo. Sotto ad un primo strato formato da roccia disgregata e terra, il livello costituito dai prodotti della cremazione, contraddistinto da terreno molto scuro di origine organica misto a numerosi residui carboniosi, conteneva il corredo, di cui facevano parte un'olpe, una brocca, una coppetta a pareti sottili, un'urnetta in impasto e alcuni chiodini da calzatura.
In base ai materiali di corredo anche questa tomba, denominata T. 42, può essere ascritta al I secolo d.C. (Bulgarelli r.i.).
Nel corso dell'intervento di manutenzione, estendendosi la pulizia della collinetta al settore a Est del nucleo di incinerazioni poste sotto la strada, venne individuato un tratto di muretto a secco, orientato E-W, e conservato per un'altezza massima di due filari irregolari, a fianco del quale era visibile un accumulo di pietre, residuo del crollo della struttura stessa. Benché non sia stato possibile accertare le relazioni con l'impianto della necropoli o con una delle sue fasi, in base ai dati stratigrafici ed ai pochi reperti contenuti nella muratura, è assai probabile la funzione di contenimento della struttura a secco. Sembra comunque opportuno a tale proposito accennare alla presenza di un simile muretto a secco, individuato nella campagna di scavo del 1953, che avrebbe attraversato le tombe ad inumazione 31-32-33-34-35 poste all'estremità NW della necropoli; non essendo stato rintracciato alcun tratto di tale muretto, non si è potuto procedere alla verifica delle eventuali relazioni con le sepolture tarde e con la struttura a secco recentemente individuata a Sud della strada. Nell'autunno del 1993, a seguito di notizie circa il diffondersi di scavi clandestini, nell'area della necropoli fu condotto dalla Soprintendenza Archeologica un nuovo intervento a carattere essenzialmente topografico; si intendeva infatti procedere alla verifica della distribuzione delle sepolture ancora individuabili sul terreno e ad un controllo della planimetria eseguita negli anni '50, che in base ai riscontri sembrava presentare alcune incongruenze.
Le operazioni, precedute da diffusi interventi di decespugliazione in quanto l'area è interessata da una fitta vegetazione di sottobosco, procedettero mediante accurata ripulitura di tutte le tombe a fossa ancora individuabili, sia ad incinerazione sia ad inumazione, ed ebbero come esito l'elaborazione di una nuova mappatura e planimetria della necropoli, la quale presenta alcune differenze sostanziali rispetto alla pianta presentata nell'articolo del 1956, riscontrabili in particolare nell'associazione tra le singole tombe. Con l'occasione, si è proceduto ad una nuova numerazione delle sepolture, che si discosta in parte dalla precedente; ogni fossa è stata numerata con un numero di US (Unità Stratigrafica), comprese probabili sepolture scavate dai clandestini, nessuna delle quali è riportata da Lamboglia. Secondo la nuova numerazione, l'ultima tomba ad incinerazione rinvenuta nel 1988 viene denominata US 33.
 
 
2) Gli orientamenti astronomici

Delle circa quaranta tombe che costituiscono l'intera necropoli scavata (fig. n. 2) (3), poiché quelle ad incinerazione sono semplici pozzetti circolari, sono state misurate solo quelle ad inumazione, di forma parallelepipedale. Gli scheletri in esse rinvenuti erano tutti rivolti con il volto verso sud o verso est, come si desume dalla pianta di Nino Lamboglia qui riprodotta in fig. n. 3 da "Lamboglia - Ugo 1956", per completezza documentaria e per cortesia dell'I.I.S.L. (2).
Fino ad oggi sono state rinvenute circa venticinque tombe ad inumazione, ma non è stato possibile misurarle tutte: le tombe nn. 17, 18, 19 della numerazione attuale, essendo lungo il margine
della costruenda strada, sono state da essa mozzate, mentre la n. 2 della numerazione di Lamboglia, scavata lungo il tracciato, è andata completamente distrutta. Non è stato possibile rinvenire neppure le tombe nn. 15, 20, 24, 31, 32, e 37 di Lamboglia (quest'ultima corrisponde alla n. 28 della numerazione attuale), mentre la n. 38 (n. 34 della numerazione attuale), di forma quadrangolare e molto ampia, essendo assai poco profonda e praticamente priva di terriccio o humus, non ha permesso
l'impianto delle paline per la misurazione. Di conseguenza il numero delle tombe effettivamente misurate si riduce a diciassette.
Di ogni tomba è stato preso il maggior numero possibile di misure, nel senso che, ogni volta che si è potuto, si sono fatte almeno due battute di ciascun asse tombale, una da ogni estremo (vale a dire due azimut dello stesso asse a -180°). Nelle tombe più larghe si sono misurati due assi (possibilmente in doppia battuta a -180°), uno per ciascun lato della fossa, ed in quelle quadrangolari (in pratica solo la n. 3 attuale, perché l'altra, la n. 38 di Lamboglia, ha opposto i problemi di cui sopra) i quattro assi. Di fatto, purtroppo, lo scarsissimo contenuto di terreno delle fosse, scavate nella roccia, ed altre accidentalità del suolo hanno consentito in alcune tombe la misura di un solo azimut: in questi casi la direzione opposta è stata calcolata con l'azimut reciproco di quello effettivamente misurato.
E' stato misurato anche il muro coevo emerso durante gli scavi della Soprintendenza Archeologica della Liguria. Poiché esso sembrerebbe diviso in due tronconi tra loro leggermente sfalsati (muro W e muro E), senza però che si abbia alcuna certezza di tale divisione, si è scelto di misurare gli azimut e le relative declinazioni sia di ogni troncone separatamente sia dell'insieme, considerato come un unico tratto di muro.
Le misure sono state prese con lo squadro sferico graduato dotato di nonio ventesimale che consente una lettura diretta di 5 primi quattrocentesimali (corrispondenti a 4'30"). L' orizzontalità dello squadro, montato su un'apposita asta infissa nel terreno o, più raramente, sul treppiede, veniva determinata, come di consueto, grossolanamente con la livella sferica e finemente con la livella torica. Con lo squadro si sono misurati, volta per volta, gli angoli tra l'allineamento di paline sull'asse (o sugli assi) della tomba ed il sole. L'istante della lettura veniva determinato con un orologio radiocontrollato.
Grossi problemi si sono avuti per la determinazione dell'orizzonte visibile ho a causa della fitta vegetazione d'alto e basso fusto, nonché erbacea, che ricopre interamente il sito ed i rilievi circostanti. Infatti, ad eccezione dell'orizzonte marino perfettamente visibile a sud, in tutte le altre direzioni la macchia mediterranea ricopre completamente il profilo montuoso ed il bosco, in cui è immersa la necropoli, ostacola ulteriormente, sebbene in maniera assai meno uniforme, la visuale. Per ovviare almeno in parte all'inconveniente si è scelto di determinare l'altezza vera hv sulla media di due misure di ho: una presa sul terreno con un inclinometro a disco con lettura diretta del grado sessagesimale e stima del quarto di grado; l'altra determinata sulla carta tecnica regionale CTR 1:5.000, elemento n. 246011 Varigotti. Della tomba n. 21 si è scartato il valore ho misurato sul terreno (20°) perché estremamente diverso dai due valori calcolati sulla carta e perciò frutto evidente di un errore grossolano. Inoltre, l'angolo della tomba n. 12 misurato con lo strumento il 15/03 alle ore 16h04m19s è certamente errato, come si deduce dal confronto con le tombe nn. 13 e 14 misurate poco prima. D'altra parte queste tre tombe sono pressoché parallele tra loro e perciò i valori di ho, A e decl. ottenuti per le due ultime possono applicarsi anche alla prima.
Infine si è proceduto con i metodi consueti a determinare gli azimut e le relative declinazioni sottese (Codebò 1997a), utilizzando le effemeridi nautiche 1998 dell'Istituto Idrografico della Marina militare italiana (I.I.M. 1998).
Per la determinazione della rifrazione atmosferica si è utilizzata la tavola n. 22 "refrazione media" delle Tavole Nautiche dell'I.I.M. (I.I.M. 1961, p. 160), senza però applicare le due correzioni per la temperatura e per la pressione atmosferica perché la tavola è tarata per il livello del mare e, d'altra parte, le correzioni da applicare sono veramente minime, comunque inferiori alla sensibilità dell'inclinometro usato ed all'incertezza di ho determinata dalla vegetazione. Poiché la tavola n. 22 è divisa di grado in grado per i primi 4° di ho, di 10' in 10' fino a 19°, di 20' in 20' fino a 27°, ecc., si è scelto di interpolare i valori di ho trovati fino a 4° con i valori tabulati e di approssimare al valore tabulare più vicino quelli superiori a 4°.
L'altezza vera hv è stata calcolata, sulla base dei valori medi di ho, senza tenere conto né della parallasse, né del semidiametro del sole e/o della luna, ossia come se si cercasse la declinazione di un astro puntiforme (stella). Ciò ci è parso giustificato dal fatto che nessuno degli azimut calcolati pareva da subito sottendere un'alba od un tramonto solstiziali, equinoziali o lunari correlati (stazioni estreme ed intermedie). Come si vedrà dalle tabelle, ciò è stato confermato dai calcoli. Di quelle declinazioni che maggiormente si approssimano ai fenomeni suddetti, sono state calcolate nuovamente le hhvv con i parametri precedentemente esclusi e le nuove declinazioni sottese (tabella n. 3).
Di ciascuna tomba sono stati misurati anche gli azimut magnetici Am con bussola prismatica a lettura diretta del grado sessagesimale e stima del quarto di grado.
Ogni volta che si è potuto disporre di più di un valore per ogni misura, si è calcolato l'errore quadratico medio e.q.m. Le coordinate geografiche del sito, desunte dalla citata CTR, sono le seguenti: lat. 44°11'36"N, long. 8°23'19"E. L'altezza sul livello del mare è leggermente diversa tra le tombe a nord (nn. 22, 21, 20, 24, 26, 39, 01, 25, 02, 04, 06, 03, 10, 14, 13 e 12 della numerazione attuale) e quelle a sud (n. 30 e muro della numerazione attuale) della strada. Per le prime: q.m. 270 s.l.m.; per le seconde: q.m. 260 s.l.m.
Nella tabella n. 1 sono riportate, giorno per giorno, le misure ricavate dai rilievi. Sono dati: il numero della tomba secondo la nuova numerazione della Soprintendenza Archeologica Ligure (che è diversa da quella di Lamboglia); l'ora esatta del rilievo; l'angolo quattrocentesimale misurato in quell'istante tra le paline ed il sole; l'azimut magnetico misurato in situ; la media fra le altezze osservate e quelle calcolate sulla CTR; l'e.q.m. di ho quando, ovviamente, è stato utilizzato più di un valore. Si noti che i valori di ho corrispondono, sullo stesso rigo, unicamente, per esigenze compilative, all'azimut magnetico - che assume qui valore orientativo - e non all'angolo astronomico misurato.
Nella tabella n. 2 sono dati i valori risultanti: gli azimut astronomici A, la media degli azimut magnetici Am (quando sono più di uno), le hhvv con il loro e.q.m., le declinazioni. In questa tabella A, Am, hv e decl. sono tra loro corrispondente sullo stesso rigo.
 
 

3) Conclusioni

Come si evince dalla tabella n. 2, non vi sono allineamenti esatti né solari né lunari. Quelle poche declinazioni vicine a valori significativi (1,3° della tomba n. 3; 0,1° del lato occidentale del muro E; 0,6° del lato W del muro intero) esclusivamente equinoziali - sono certo casuali e non intenzionali, visto che tutti le altre quaranta sono ben lontane da qualsiasi altra declinazione solare o lunare significativa. Mancano totalmente declinazioni prossime ai valori solari solstiziali, mentre solo la tomba n. 30 sottende verso ponente una declinazione prossima a quella della stazione lunare intermedia settentrionale. In sintesi, si riscontrano solo quattro declinazioni potenzialmente significative contro quarantadue. Volendo largheggiare, si potrebbero considerare relativamente prossime alla significatività altre otto declinazioni (-25,2° della tomba n. 24 verso ponente; -2,8° della tomba n. 39 verso ponente; -2,0° della tomba n. 01 verso ponente; 3,8° della tomba n. 3 verso ponente; 22,6° e -17,4° della tomba n. 10; 3,4° e 2,2° delle due estremità opposte del muro W). Ma, anche in questa più favorevole ipotesi, dodici declinazioni più o meno vicine a quelle lunari e solari contro la totalità delle quarantadue, che avrebbero potuto coincidere tutte e con precisione con valori astronomici significativi, ci paiono più casuali che volute. In fondo solo due (0,1° e 0,6°) possono considerarsi veramente coincidenti con declinazioni significative - quelle equinoziali solari - a meno dell'errore strumentale, mentre tutte le altre si approssimano soltanto! Nella tabella n. 4 sono date, per confronto, le declinazioni più significative del sole e della luna nei secoli di utilizzo della necropoli, partendo dall'obliquità dell'eclittica 23°26'21,448" nell'anno 2000,0 d.C. e dall'inclinazione media 5°09' dell'orbita lunare su di essa. Più interessanti sembrano le ventitré declinazioni al di fuori dell'amplitudine ortiva ed occasa del sole e della luna e, quindi, potenzialmente stellari. Non sono stati fatti specifici calcoli relativi alle stelle visibili dal sito all'epoca dell'utilizzo della necropoli, ma l'ampia varietà delle declinazioni sottese sembrerebbe pur sempre escludere l'allineamento verso una stella privilegiata (meno, verso un asterismo). Tuttavia, per sicurezza e precisione, si prevede di verificare nel prossimo futuro anche questa ipotesi. Si noti fin d'ora come la relativamente alta frequenza di declinazioni al di fuori dell'amplitudo ortiva ed occasa del sole escludano l'orientamento della fossa verso l'alba od il tramonto solare nel giorno dell'inumazione e quindi l'andamento stagionale dei decessi.
Più interessante sembra la distribuzione degli azimut, visibile nel grafico di fig. n. 1 (in tratteggio i muri di levante e di ponente). Benché vi sia indubbiamente una certa dispersione degli orientamenti, tuttavia si notano due maggiori concentrazioni: una verso NNW-SSE, l'altra verso ENE-WSW.
Queste direzioni corrispondono bene ai quattro punti cardinali come appaiono ad un osservatore ligure che si orienti più con la morfologia del paesaggio che con precise osservazioni astronomiche. In Liguria, infatti, il settentrione è "dietro i monti", il meridione "sul mare", il levante ed il ponente "lungo la costa, alle sue due estremità opposte": questo è da sempre il modo istintivo e popolar delle genti liguri di orientarsi. Il sole, infatti, lo si vede sorgere a levante tra la costa ed il mare, percorrere praticamente tutto il suo arco diurno sul mare e tramontare a ponente di nuovo tra la costa ed il mare.
La visione diretta della necropoli, come anche della pianta generale di scavo della Soprintendenza Archeologica Ligure (fig. n. 2) (3), conferma, assai più delle misure, questa impressione: le tombe sembrano praticamente tutte scavate sostanzialmente nelle due direzioni monti-mare e trasversalmente ad essa. La misura strumentale degli orientamenti potrebbe così avere subìto l'influenza amplificatrice e deformante della relativa irregolarità dei perimetri delle fosse, determinando una fittizia dispersione degli azimut che, nella realtà del terreno, appaiono assai più omogeneamente raggruppati nelle due suddette direzioni principali. Per esempio, nei due gruppi di tombe nn. 12, 13, 14 e nn. 20, 21, 22, 23, le fosse, pur risultando dalle misure non parallele tra loro, lo sono di fatto ed in tutta evidenza sul terreno. Si noti, però, come ciò rafforzi la possibilità di deliberati orientamenti stellari o asteriformi.
Le misurazioni fin'ora condotte su altre strutture più o meno coeve - cimitero paleocristiano di Acqui Terme, chiesa del V secolo d.C. sull'isola di Bergeggi (Bonòra, Calzolari, Codebò, De Santis 1999a) - sembrano sostanzialmente confermare questa predilezione, in area culturale ligure, per gli "orientamenti geomorfologici" anziché astronomici in questa prima metà del I millennio d.C., a differenza di quanto risulta nel Basso Medioevo (Bonòra, Calzolari, Codebò, De Santis 1999a). Nello stesso senso ci pare che, nonostante tutto (Gaspani 1998, pp. 34-41), si possa leggere anche la necropoli paleocristiana del Priamàr di Savona. Tuttavia, come già detto altrove (Bonòra, Calzolari, Codebò, De Santis 1999a), prima di trarre conclusioni "definitive" circa le peculiarità orientative in ambito culturale ligure nelle varie epoche dell'era cristiana, occorrerà ampliare di molto la casistica dei monumenti misurati.
Un particolare interesse potrebbe avere il quasi-parallelismo del muro con le tombe nn. 01 e 39. Non è stato infatti possibile datare archeologicamente il primo, mentre la tomba n. 01 è chiaramente di epoca augustea; ne potrebbe discendere che queste tre strutture, tutte orientate nella stessa direzione, sono state edificate simultaneamente nella prima fase di utilizzo della necropoli. Ci rendiamo conto che l'argomentazione è debole, tuttavia non ci sembra scartabile a priori, almeno come ipotesi di lavoro.
Degno di nota è il fatto che lo scarto tra gli azimut astronomici e quelli magnetici sia di soli 1,2°W, corrispondente alla declinazione magnetica tra Savona (1°10'W) ed Imperia (1°20'W) riportata sulla edizione 1985 della Carta Magnetica d'Italia dell'Istituto Geografico Militare e dell'Istituto Nazionale di
Geofisica (I.G.M. 1988). Ciò dimostra come misure di azimut attendibili ed utilizzabili in archeoastronomia si possano rilevare, in condizioni ottimali, anche con metodi magnetici (Codebò 1997b, pp. 323-335). Infine ci pare opportuno evidenziare come la pur accuratissima planimetria generale del 1993 (fig. n. 2) (3) riporti un errore di orientamento cardinale pari a circa + 1,5°: molto modesto, ma che falserebbe un futuro, eventuale, rilievo archeoastronomico nel caso in cui le fosse accidentalmente non fossero più visibili nel terreno (4). Ciò conferma l'opportunità, già emersa in numerose sedi (Romano 1991, pp. 23-29; 1992, pp. 54-57; 1998, p. 207), di orientare sempre preventivamente le piante di scavo con metodi astronomici, considerata la natura sostanzialmente ed irrimediabilmente "distruttiva" dello scavo archeologico.
 
 

4) Ringraziamenti

Si ringraziano tutte le persone e le istituzioni che hanno in qualche modo ed a qualunque titolo contribuito a questa ricerca ed in particolare:
il Civico Museo Archeologico del Finale;
il Sig. Oscar Giuggiola, ispettore onorario della Soprintendenza Archeologica Ligure e direttore del Civico Museo Archeologico del Finale;
l'Istituto Internazionale di Studi Liguri;
I proprietari del fondo;
la Soprintendenza Archeologica della Liguria;
Il Prof. Carlo Varaldo, direttore dell'I.I.S.L.
 
 

Note

1) I dati storico-archeologici sono della Dott.ssa Francesca Bulgarelli; i rilievi sul terreno ed il grafico di fig. n. 1 sono di Mario Codebò; le misure di ho sulla CTR sono di Henry De Santis; i calcoli sono di M. Codebò e di H. De Santis.
2) La planimetria riprodotta in fig. n. 3 è stata tratta, per gentile concessione dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri, dall'articolo di N. Lamboglia e B. Ugo "La necropoli romana di Isasco presso Varigotti nel Finalese", pubblicato sulla Rivista di Studi Liguri, XXII, 1, gen.-mar. 1956. Si ringrazia L'I.I.S.L. per la cortesia.
3) Per esigenze tipografiche siamo stati costretti a modificare parzialmente l'originale, misurante cm. 62x62. Abbiamo aggiunto anche gli assi azimutali misurati astronomicamente per evidenziare l'errore causato dalle misure magnetiche. Ci scusiamo per l'eventuale difficoltà di lettura, per ovviare alla quale saremmo stati costretti a ricorrere ad un inserto pieghevole di dimensioni maggiori della pagina della rivista.
4) La planimetria finale, qui non riprodotta, presenta un errore - molto probabilmente di riporto grafico - anche maggiore, pari a circa -7°.
 
 

Bibliografia

Bonòra V., Calzolari E., Codebò M., De Santis H. (1999a). Gli orientamenti delle chiese del Caprione (SP) e dell'isola di Bergeggi (SV). In: Atti del XVIII congresso nazionale di storia della fisica e dell'astronomia.

Bulgarelli F. (relazione inedita). Nuove ricerche nella necropoli romana di Isasco.

Codebò M. (1997a). Corso elementare di archeoastronomia. Lezione I: problemi generali del rilevamento archeoastronomico. In: Atti del I seminario A.L.S.S.A. di Archeoastronomia, Genova.

Codebò M. (1997b). Uso della bussola in archeoastronomia. In: Atti del XVI congresso nazionale di storia della fisica e dell'astronomia.

Gaspani A. (1998). La necropoli del Priamàr. in: l'Astronomia, n. 192.

Istituto Geografico Militare Italiano, Istituto Nazionale di Geofisica (1988). Carta Magnetica d'Italia al 1985.0. I.G.M., Firenze.

Istituto Idrografico della Marina Militare Italiana (1988). Effemeridi Nautiche. I.I.M., Genova.

Istituto Idrografico della Marina Militare Italiana (1961). Tavole Nautiche. I.I.M., Genova, ristampa 1993.

Lamboglia N., Ugo B. (1956). La necropoli romana di Isasco presso Varigotti nel Finalese. In: Rivista di Studi Liguri, XXII.

Murialdo G. (1988). Necropoli e sepolture tardo-antiche del finale. In: Rivista di Studi Liguri, LIV.

Romano G. (1991). Orientamenti magnetici ed astronomici nelle mappe archeologiche. In: Rivista di Archeologia, Supplemento n. 9.

Romano G. (1992). Archeoastronomia italiana. C.L.E.U.P., Padova.

Romano G. (1998). Archeoastronomia in Italia ed in Europa. In: Atti dei Convegni Lincei n. 141.
 
 

Tabella n. 1: valori rilevati.
Rilievi del 01/03/1998: tombe.
tomba
 ora
angolo G
Am
   ho
    e.q.m.
22
10h41m30s 
11h44m15s
189,500 
211,000
332,3° 
152,5°
20,6° 
0,0°
 ±1,4
21
11h02m10s 
12h03m55s
218,100 
240,000
312,0° 
132,0°
18,0° 
1,0°
 
20
11h27m16s 
12h19m38s
206,900 
224,600
331,0° 
151,0°
20,4° 
0,3°
±1,5 
±0,3
24
12h43m09s
147,950
47,0° 
227,0°
 4,9° 
7,9°
 
26
13h13m52s
232,200
341,0° 
161,0°
20,2° 
0,0°
±1,8
39
13h34m27s
129,400
260,0° 
78,5°
6,0° 
3,5° 
±1,0 
±0,5
01
14h45m45s 
14h59m53s
47,600 
353,800 
259,0° 
80,0°
6,6° 
3,3°
±1,4 
±0,5
25
15h21m13s 
15h23m26s
258,100 
258,350
353,0° 
173,0°
19,2° 
0,0°
±0,8
02
15h51m09s 
15h54m44s 
16h11m53s
272,300 
273,750 
272,450
346,8° 
167,0°
18,6° 
1,2°
±1,4 
±0,8
Rilievi del 13/03/1998: muro.
Muro
 ora
angolo G
Am
   ho
    e.q.m.
W
14h29m14s 
14h56m36s 
15h05m28s 
15h16m20s
57,900 
151,200 
352,850 
156,800
266,5° 
86,5°

 

6,0° 
3,4°

 

±0,2 
±0,6

 

E
15h40m21s 
16h07m16s
366,000 
173,475
264,0° 
84,0°
6,5° 
3,2°
 ±2,0 
±0,3
intero
16h20m34s
176,200
82,0°
4,5°
 
Rilievi del 15/03/1998: tombe.
Tomba
 ora
angolo G
Am
   ho
    e.q.m.
04
10h03m09s 
10h17m29s
133,850 
60,600
191,3° 
11,0°
1,2° 
18,6°
±0,8 
±1,4
06 
10h49m01s 
11h24m07s
54,750 
139,800
274,3° 
94,3°
5,7° 
2,2°
±0,0 
±0,8
03
11h22m35s 
11h45m16s 
12h41m24s 
13h22m04s
127,500 
80,550 
194,150 
123,950
267,0° 
87,6° 
356,0° 
176,0°
 5,6° 
3,1° 
18,0° 
0,0°
±1,0 
±0,1 
±2,0
10
13h58m52s 
14h17m09s
102,100 
90,100
297,5° 
117,5°
7,3° 
1,3°
±2,7 
±0,7
14
15h12m02s
237,500
194,0° 
14,0°
0,0° 
18,2°
±0,2
13
15h38m57s
242,100
195,5° 
15,5°
0,0° 
18,0°
±2,0
12
16h04m19s
242,600
201,3° 
21,3°
0,0° 
19,2°
±0,8
Rilievi del 27/03/1998: tomba.
Tomba
 ora
angolo G
Am
   ho
    e.q.m.
30
 14h11m57s 
14h22m28s 
14h39m50s 
14h57m48s 
15h21m56s
121,150 
125,000 
125,000 
70,800 
60,050
288,3° 
108,3°
 7,7° 
2,9°
±2,3 
±0,4
 

 
 

Tabella n.2: valori calcolati.
tomba
A
Am
e.q.m. Am
hv
Declinazione
22
334,6° 
154,6°
332,3° 
152,5°
±1,8 
±2,0
18,8° 
-1,1°
56,9° 
-41,4°
21
313,8° 
133,8°
312,0° 
132,0°
±2,0 
±2,0
5,4° 
-1,1°
 34,0° 
-30,6°
20
331,8° 
151,8°
331,0° 
151,0°
±1,0 
±1,0
18,8° 
-1,1°
55,3° 
-40,2°
24
228,2° 
48,2°
227,0° 
47,0°
 
4,2° 
7,3°
-25,2° 
34,3°
26
342,0° 
162,0°
341,0° 
161,0°
 
19,7° 
-1,1°
61,3° 
-44,0°
39
260,8° 
80,8°
260,0° 
78,5°
 
5,4° 
2,8°
-2,8° 
8,5°
01
261,4° 
81,4°
259,5° 
80,0°
±0,5 
±0,5
6,0° 
2,6°
-2,0° 
8,0°
25
174,1° 
354,1°
173,0° 
353,0°
 
-1,1° 
18,7°
-46,6° 
64,0°
02
347,7° 
167,7°
346,8° 
167,0°
±0,3 
±0,5
19,0° 
-1,1°
62,8° 
-45,5°
04
11,9° 
191,9°
11,0° 
191,3°
±1,0 
±0,8
18,0° 
0,3°
62,0° 
-44,3°
06
279,1° 
99,1°
274,3° 
94,3°
±0,3 
±0,3
5,1° 
1,4°
10,1° 
-5,5°
03 
270,4° 
90,4° 
356,8° 
176,8°
267,6° 
87,6° 
356,0° 
176,0°
±3,2 
±3,2
5,0° 
2,3° 
17,4° 
-1,1°
3,8° 
1,3° 
63,1° 
-46,8°
10
295,1° 
115,1°
297,5° 
117,5°
±1,5 
±1,5
6,7° 
0,4°
22,6° 
-17,4°
14
14,4° 
194,4°
14,0° 
194,0°
 
17,7° 
-1,1°
60,8° 
-45,1°
13
16,7° 
196,7°
15,5° 
195,5°
 
17,4° 
-1,1°
59,8° 
-44,4°
12
21,9° 
201,9°
21,3° 
201,3°
 
18,7° 
-1,1°
58,6° 
-42,7°
30
108,8° 
288,8°
108,3° 
288,3°
±1,8 
±1,9
2,2° 
7,1°
-11,8° 
18,4°
muro E
84,4° 
264,4°
84,0° 
264,0°
±1,0 
±1,0
2,4° 
5,9°
5,7° 
0,1°
muro W
87,8° 
267,8°
86,5° 
266,5°
±0,4 
±0,4
2,7° 
5,4°
3,4° 
2,2°
muro intero
85,3° 
265,3°
82,0° 
262,0°
 
3,2° 
5,6°
5,2° 
0,6°

 

Tabella n. 3: valori di hv corretti per parallasse e semidiametro solari (levata/tramonto del lembo inferiore).
tomba
azimut
hv solare
declinazione
03
90,4°
2,6°
1,5°
muro E
264,4°
5,9°
0,1°
muro intero
265,3°
5,9°
0,7°

 

Tabella n. 4: variazioni delle declinazioni solari e lunari nei secoli di utilizzo della necropoli.
secolo d.C.
solstizi
stazioni lunari intermedie
stazioni lunari estreme
I
±23°40'59,78"
±18°31'59,78"
±28°49'59,78"
II
±23°40'03,92"
±18°31'03,92"
±28°49'03,92"
III
±23°39'35,89"
±18°30'35,89"
±28°48'35,89"
IV
±23°38'38,21"
±18°29'38,21"
±28°47'38,21"
V
±23°37'53,33"
±18°28'53,33"
±28°46'53,33"