ARCHEOASTRONOMIA LIGUSTICA

 

 

Pubblicato in: Atti del VI Seminario A.L.S.S.A. di Archeoastronomia, Genova 08 marzo 2003, pp. 36-39.

 

 

STATO E PROSPETTIVE DELLA RICERCA ARCHEOASTRONOMICA IN LIGURIA

 

Mario Codebò

 


Il convegno internazionale "Archeoastronomia: un dibattito tra archeologi ed astronomi alla ricerca di un metodo comune" (atti in corso di stampa), che l'Istituto Internazionale di Studi Liguri IISL, sezione di Genova, ha tenuto in due sessioni - a Genova in data 08-09/02 ed a Sanremo in data 01-03/11- nel 2002 con il contributo e la collaborazione di altre Istituzioni, ha segnato una tappa importante nell'evoluzione degli studi archeoastronomici nella nostra regione.

I due risultati più rimarchevoli sono stati:

a) il coinvolgimento ufficiale di alcune Soprintendenze, che ha avviato l'accettazione di questa disciplina da parte delle Istituzioni;

b) la partecipazione di insigni studiosi di varie discipline, che ha segnato l'inizio dell'indispensabile dialogo tra culture anche molto diverse, in gran parte senza interscambio reciproco ed, in passato, talora in conflitto (mi riferisco, qui, al vecchio schema delle "due discipline", erroneamente dette scientifica l'una ed umanistica l'altra. Crf. Balestrieri 1996).

Durante il convegno si è formato un gruppo pluridisciplinare piuttosto omogeneo, intenzionato a collaborare anche a qualche grosso progetto comune ed a proseguire sulla strada, così intrapresa,  del confronto congressuale.

Si è riconosciuta la positività della compilazione di un "manuale" o, meglio, "compendio operativo" che faccia il punto sullo stato dell'arte e sulle metodiche più valide, ritenendo opportuno costituire, a tal fine, un'apposita commissione.

Si è preso atto dell'importanza e, contestualmente, della mancanza di una specifica formazione istituzionale, soprattutto in campo universitario, degli operatori del settore. Al momento attuale, le uniche esperienze del genere appaiono i - pur brevi - corsi tenuti da Adriano Gaspani all'università di Milano (due studentesse dei quali hanno partecipato al convegno di Genova) e da Mario Codebò all'IISL, Sede Centrale, per gli specializzandi in archeologia. Si tratta di esperienze molto limitate, che in nessun caso possono garantire il ricambio generazionale.

Fin'ora, infatti, la formazione degli archeoastronomi - o astronomi culturali, secondo la nuova definizione unanimemente accolta a Sanremo- è stata frutto di iniziative individuali e personali. Ma non potrà restare a lungo così: quanto prima occorrerà prevedere e predisporre corsi di formazione istituzionali che, nel caso siano dedicati  alla formazione di operatori professionali del settore, dovranno essere piuttosto approfonditi. L'esperienza sta dimostrando che il curriculum formativo di un archeoastronomo impone necessariamente la conoscenza almeno delle seguenti materie:

1) astronomia sferica e nautica;

2) trigonometria piana e sferica, statistica, calcolo delle probabilità, fuzzy logic (Cernuti 2003);

3) teoria degli errori, analisi matematica applicati ai dati archeoastronomici ed alle misure;

4) topografia e geodesia;

5) archeologia delle varie età (preistorica e protostorica - ambito proprio della paletnologia - classica, tardo-antica, medioevale, post-medioevale, ecc.);

6) archeologia della cultura materiale e dell'architettura;

7) storia dell'archeoastronomia;

8) etnologia ed etnografia;

9) mitologia e storia delle religioni (si confronti, in proposito De Santillana e Von Dechend 2000);

10) per l'astronomia culturale europea: storia del Cristianesimo, della liturgia, degli ordini e dell'architettura monastici;

11) nozioni di: geologia, geomorfologia, storia della scienza (si confronti, in proposito: L. Russo 1997), storia dell'astronomia, informatica e programmazione.

In sostanza il futuro archeoastronomo dovrà possedere, circa in uguale misura, una preparazione umanistico-letterario-archeologica, una preparazione astronomico-matematica ed una preparazione geodetico-topografico-geologica, con nozioni anche approfondite di altre discipline coerenti. Ovviamente lo studio di queste discipline dovrà essere finalizzato al raggiungimento di una sintesi armonica tra i vari metodi ed in particolare tra quelli umanistici e quelli matematici, vero scoglio attuale.
Si è infine raggiunto l'accordo sul nome di questa nuova disciplina, considerato che archeoastronomia da un lato non corrisponde interamente al campo effettivo delle ricerche e dall'altro appare termine ormai, purtroppo, abusato e screditato da troppe iniziative che esulano dal campo scientifico. Sulla base dell'esperienza dei ricercatori inglesi - ospiti a Genova e Sanremo - ed in considerazione dell’importanza degli aspetti etno-antropologici anche contemporanei o, comunque,  recenti, si è ritenuto di definire al meglio la disciplina con il nome di astronomia culturale.

Sono state anche sollevate importanti questioni fin'ora sostanzialmente trascurate:

a) l'importanza della mitologia e la corretta gestione del materiale relativo;

b) il problema delle misurazioni (metodiche, strumentazione, precisione ottenibile) e la stima degli errori;

c) l'impossibilità, di fatto, delle datazioni dei reperti con metodi archeoastronomici;

d) la rigorosa applicazione del metodo scientifico e la  proscrizione di procedure fantasiose o non suffragate da prove documentarie;

e) la necessità di estendere le ricerche anche all'Età Classica, fin'ora piuttosto trascurata;

f) la necessità di una stretta collaborazione tra gli esperti delle varie discipline;

g) l’importanza dell’attivazione di corsi universitari.

Il convegno del 2002 (che si ripeterà con cadenza quadri- o quinquennale) ha diviso l'attività della ricerca - almeno in ambito ligure - in un prima ed in un dopo:
1) prima si procedeva in ordine sparso, ciascuno per proprio conto e talora suscitando - per altro comprensibilmente - diffidenza;

2) dopo si è auspicato di procedere in maniera organica e il più possibile collaborativa.

Le indagini archeoastronomiche fin'ora condotte da Archeoastronomia Ligustica hanno evidenziato:

a) l'applicazione degli orientamenti alle strutture architettoniche da parte dei Benedettini di Lérins, molto attivi nella nostra regione durante il I millennio del Cristianesimo;

b) l'uso delle meridiane naturali per la determinazione del mezzogiorno da parte di autorità civili e religiose;

c) la presenza di un'astronomia contadina autonoma e, probabilmente,  originale, finalizzata alla misura del tempo, la cui memoria necessita di immediate operazioni di salvataggio perché si sta perdendo con la scomparsa delle generazioni nate a cavallo dei secoli XIX-XX, ultime ad usarla quotidianamente nel lavoro dei campi e dell'allevamento prima della diffusione degli orologi personali (Codebò e De Santis 2003. Crf. sopratutto Barale 2000);

d) orientamenti in una città romana (Barale, Codebò, De Santis 2001 e la relazione di Barale a questo stesso seminario): è questo uno dei pochi studi di archeoastronomia dell'Età Classica.

In conclusione l’anno 2002 appena trascorso è stato particolarmente significativo per l’astronomia culturale: sembra realistico aspettarsi un’intensificazione degli studi e delle attività di questa disciplina, anche con alcune prime aperture alla didattica professionale, a condizione che gli operatori sappiano sempre mantenersi nel solco delle metodologie scientifiche rigorose. 

 

Bibliografia.

·        Balestrieri R. (1996) Abetti vs. Ojetti: le due culture a confronto. Inedito distribuito al XVI Congresso Nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia, Como 24-25/05/1996.

·        Barale Piero (2000). La costellazione di Orione nella tradizione popolare delle Alpi sud-occidentali. In: Atti del XIX Congresso Nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia, C.N.R.,Milano.

·        Barale P., Codebò M., De Santis H. (2001). Augusta Bagiennorum (Regio IX), una città astronomicamente orientata. In: Studi Piemontesi, XXX, 2.

·        Codebò M., De Santis H. (2003). Studi di archeoastronomia nel Genovesato. In: Atti del I Congresso Nazionale di Archeoastronomia, Astronomia antica e culturale e Astronomia storica, S.I.A., Nilano.

·        De Santillana G., von Dechend H. (2000), Il mulino di Amleto, Adelphi, Milano

·        Cernuti Silvia (2003) Introduzione all’archeoastronomia: nuove tecniche di analisi dei dati. In: Atti del I Congresso Nazionale di Archeoastronomia, Astronomia Antica e Culturale e Astronomia Storica, S.I.A., Milano

·        Russo L. (1997). La rivoluzione dimenticata. Feltrinelli, Milano.

 

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